Chi onorerà il default provocato dall’eliminazione della nazionale italiana di calcio ai Mondiali di Russia del 2018? Probabilmente nessuno, tranne qualche occasionale e ‘paracadutata’ dimissione di circostanza. Purtroppo la perdita non è solo sportiva, di questo ne parleremo tra poco, ma anche economica e oltre che sul movimento calcistico, si riflette anche sul mondo delle imprese, spesso quelle medie, piccole e micro. Solo per avere un riscontro, agli ultimi europei di calcio, le vendite di televisori ebbero incrementi pari al 4%, stessa cosa vale per il cosiddetto merchandising, che spesso è fatto di piccoli e medi negozi e dove è possibile acquistare la maglia del campione, la tuta o le scarpette da indossare nelle partite amatoriali e con gli amici. Un danno stimato, secondo alcuni analisti, in oltre un miliardo di euro. Non sono briciole ma sostanza economica. A questo si deve aggiungere il danno indotto al movimento calcistico, e per questo sarebbe necessario, lo chiediamo convintamente, arrivare per le vie brevi, alle dimissioni, non solo del Ct Ventura, che ha certamente gravi responsabilità tecniche, ma dell’intero vertice della Federcalcio, che porta in dote al movimento, dopo la cacciata dai Mondiali di Russia, un colpo durissimo alla parte meno fortunata del Movimento. Se infatti, come leggiamo in queste ore, il Coni si vedrà costretto a tagliare risorse alla Federazione ed assieme a questo verranno meno risorse milionarie dirette, fatte di tutto quello che poteva arrivare dalla qualificazione mondiale, i piccoli, sempre quelli, ovvero le società che costituiscono l’intera armatura della Figc, saranno chiamate a rivedere i loro orizzonti. Sul punto è stato profetico il Capitano Azzurro Buffon, che dopo l’eliminazione, parla soprattutto di sconfitta sociale, oltre che sportiva. Ma forse Tavecchio questo non lo ha ben chiaro…
Guido D’Amico
Presidente ConfimpreseItalia