Commercio e chiusure domenicali dei negozi, l’analisi del Vicepresidente di ConfimpreseItalia, Giovanni Felice

ConfimpreseItalia, che rappresenta il mondo delle micro e delle piccole imprese, molte delle quali del settore del commercio, esprime le sue valutazioni sulle ultime proposte avanzate dal Governo, in particolare dal vicepremier Di Maio e dal ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia Diretta, Riccardo Fraccaro, formulando, naturalmente, non solo critiche ed osservazioni, ma anche proposte. La posizione di ConfimpreseItalia viene espressa dal Vicepresidente con la Delega al commercio, Giovanni Felice.

“La motivazione principale dei DDL che propongono la chiusura domenicale – si legge nella nota del Vicepresidente Giovanni Felice – pare sia “il sacrosanto diritto dei lavoratori a passare la domenica e le feste in famiglia”.

Quando si parla di “diritti sacrosanti dei cittadini” si dovrebbe parlare di diritti che riguardano tutti e non solo una parte di essi. Coloro che a gran voce reclamano questo diritto saranno gli stessi che vorranno fare una passeggiata, mangiare un gelato, prendere un caffè, mangiare una pizza … sacrosanto, tranne che per il fatto che nel momento in cui eserciteranno questo diritto, lederanno “il sacrosanto diritto dei lavoratori a passare la domenica e le feste in famiglia” di chi dovrà servire loro un gelato, un caffè, una pizza ….”

“Dalle anticipazione- continua l’analisi di Giovanni Felice – emerge che il 25% dei negozi comunque resterà aperto, tradotto “è un diritto sacrosanto” di cui almeno una volta al mese si può fare a meno.

È che non sia un diritto cosi fondamentale è sancito dalle deroghe previste per i Comuni turistici (In Italia ci sono Comuni che non hanno prerogative turistiche?).

Stabilito che non è, per stessa ammissione dei DDL, un diritto inalienabile andiamo a valutare le altre ripercussioni”.

 Poi il Vicepresidente entra nel dettaglio ed affronta i temi cardine della riforma fortemente voluta dal Governo

 Lavoratori dipendenti

“In un esercizio commerciale il presidio va sempre garantito anche quando non ci sono clienti. Ammesso che si recuperi sui fatturati, e non sarà cosi, il calo dei dipendenti sarà determinata dalle diminuzione del monte ore di apertura che sarà pari al 14,29%. Anche considerando che la decrescita non sarà sull’intera cifra appare palese che la riduzione di personale riguarderà decine di migliaia di personale e non solo nella GDO ma anche in tante catene di media distribuzione”.

I fatturati

“Il Governo vede nella GDO il nemico del commercio di vicinato. I dati smentiscono questa teoria.

Secondo l’ISTAT sono in calo sia la GDO anche se solo dell0 0,1% che gli esercizi di vicinato 1,5%, ma il dato rilevante è la crescita impetuosa del commercio Elettronico che registra un più 21% negli anni 2016-2017 ed è prevista una ulteriore crescita del 15% nel 2018.

Il fatturato previsto per il commercio elettronico nel 2018 è di circa 27 miliardi di €uro.

Questo provvedimento finirà per favorire l’ulteriore crescita di questa tipologia di commercio. Basta pensare che AMAZON rappresenta la sesta catena distributiva a livello mondiale.

Abbiamo modo di pensare che la strada individuata dal governo accentuerà la moria di piccole aziende”.

 Le località turistiche

“Certamente non possiamo immaginare città turistiche o d’arte piene di turisti e con i negozi chiusi. Infatti nel DDL, alla faccia del “diritto sacrosanti dei cittadini” è prevista una deroga. Lo stesso meccanismo era in vigore prima del Decreto Monti ed il risultato già allora era una corsa dei sindaci a richiedere il riconoscimento di città turistica o d’arte. Almeno il 50% dei Comuni hanno avuto questo riconoscimento per cui la legge, in almeno mezza Italia non produrrebbe alcun effetto”.

 La turnazione

“Effetto conseguente della deroga alle città d’arte e/o della turnazione, è la nascita del fenomeno della migrazione commerciale e cioè degli spostamenti dei clienti dalle zone dove l’attività è interdetta verso quelle dove l’apertura è consentita.

Questo mina i principi della libera concorrenza alterandola. È chiaro che non tutti i giorni della settimana sono commercialmente uguali, ed è altrettanto evidente che le singole settimane non lo sono. La prima settimana del mese vale molto più della seconda o della terza, quindi nella turnazione ci sarà chi sarà avvantaggiato e chi penalizzato”.

 Gli Affitti e la Location

“L’imprenditore ha scelto il luogo dove avviare la propria attività in funzione della zona, del tipo di clientela e dei suoi flussi, magari individuando una singola zona proprio in funzione di potere aprire la domenica. I contratti di affitto sono stati firmati in virtù di questo ragionamento che con l’apertura domenicale prevedono la loro sostenibilità, senza di essa saltano i conti anche perché non è immaginabile una revisione dei contratti d’affitto”.

La proposta

Giovanni Felice conclude la sua analisi, fatta di osservazioni e critiche da far entrare comunque in un dossier da discutere con i ministri competenti, con una ultima proposta: “L’importanza degli esercizi di vicinato è fondamentale anche per completare l’offerta turistica perché danno vita alle zone limitrofe ai monumenti o ai luoghi di divertimento, diventando essi stessi offerta turistica.

La strada non può essere sicuramente quella della limitazione dell’attività, anche perché, vale la pena di ricordarlo, non c’è l’obbligo di apertura né domenicale, né festivo e per assurdo in qualunque giorno o ora della settimana, ma deve essere quella del sostegno tecnologico, degli sgravi fiscali, della semplificazione amministrativa, bisogna facilitare l’aggregazione anche per consentire, oltre che la loro fondamentale esistenza fisica nel territorio, il loro accesso nel mondo tecnologico per ritagliare loro una fetta di quel commercio elettronico che, se non utilizzato, provocherà una ecatombe di esercizi di vicinato”.

 

 

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