Il verdetto è arrivato: l’Ue boccia la manovra. L’analisi condotta “indica che il criterio del debito – comunica la Commissione Europea – dovrebbe essere considerato come non rispettato” dall’Italia “e che una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è giustificata“. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis a Bruxelles spiega che l’iter della procedura per deficit eccessivo basata sul debito “prevede tempo per uno Stato per correggere il suo percorso di bilancio, prima che entrino in funzione rigidi meccanismi di enforcement”.
“Con quello che il governo italiano ha messo sul tavolo vediamo il rischio che il Paese cammini come un sonnambulo nell’instabilità“, ha aggiunto Dombrovskis in conferenza stampa. “Spero – ha continuato – che questo rischio venga evitato, perché, in fin dei conti, quello che è in gioco sono il benessere e la prosperità futura del popolo italiano. Il nostro lavoro è di segnalare i rischi prima che sia troppo tardi. E’ quello che la Commissione ha fatto nelle ultime settimane ed è quello che stiamo facendo”.
“Non riesco a capire – ha detto ancora il vicepresidente della Commissione – come perpetuare la vulnerabilità” costituita dall’elevato debito pubblico italiano “possa aumentare la sovranità economica. Invece, credo che potrebbe avere come conseguenza una maggiore austerità, più avanti“. “Negli anni scorsi – continua Dombrovskis – l’Italia ha fatto progressi nella stabilizzazione della sua economia, tornando alla crescita e a creare posti di lavoro. La crescente incertezza di oggi rischia di minare questi progressi: elevati livelli di debito mantengono l’economia vulnerabile agli choc. E il debito italiano è previsto rimanere a circa il 131% nei prossimi due anni. Si tratta di un indebitamento medio di 37mila euro e di mille euro di interessi per abitante, ogni anno”.
Per il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici la manovra “comporta rischi per l’economia italiana, per le imprese, per i risparmiatori e per i contribuenti. La Commissione – fa notare – si sta assumendo le sue responsabilità giuridiche e politiche, nell’interesse dei cittadini italiani”. “Il dialogo – sottolinea – non dev’essere un pretesto, ma una realtà, perché molto dipende dalla qualità del nostro dialogo con le autorità italiane. Il dialogo non è un’opzione, ma un imperativo assoluto“. La decisione della Commissione Europea di confermare l’opinione negativa sulla manovra italiana rivista “è – osserva – la logica ed inevitabile conseguenza della decisione dell’Italia di non modificare gli obiettivi di bilancio” per il 2019.
Per Moscovici, “servono come non mai dialogo e sangue freddo. E ovviamente siamo determinati” ad avere il primo e a mantenere il secondo. “La nostra porta resta aperta per il dialogo con l’Italia: ora che ci avviciniamo all’apertura di una procedura, è ancora più essenziale che le autorità italiane si impegnino in modo costruttivo”, sottolinea il commissario, che aggiunge come con la conclusione cui è giunto il rapporto ex articolo 126.3, “non siamo ancora all’apertura di una procedura per deficit eccessivo. Sta ora agli Stati membri dare la loro opinione circa il nostro rapporto (nel Comitato Economico e Finanziario del Consiglio, passaggio previsto dall’articolo 126.4 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, ndr) entro due settimane”.
La Commissione, ha continuato, non ha ricevuto “alcuna risposta” dal governo italiano alle “domande” che ha formulato e ai “dubbi” che ha sollevato. “L’impegno della Commissione Europea per il dialogo con l’Italia – continua Moscovici – è stato autentico. E lo sarà sempre. Io e Valdis Dombrovskis abbiamo incontrato Giovanni Tria più volte; io stesso ho passato due giorni a Roma, il mese scorso. Tuttavia, le nostre domande e i nostri dubbi sulla crescita” prevista, “sul deficit, sulle previsioni riguardanti il debito persistono. E non abbiamo avuto alcuna risposta. Da dove arriverà questa crescita extra? Se guardate alle nostre previsioni, i nostri dubbi sono chiari. Chi pagherà il conto per questa spesa aggiuntiva?”, conclude Moscovici.
Alla notizia della bocciatura, il Governo avvia una trattativa con l’Ue. Assicurando il “confronto costruttivo” con l’Europa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte indica come responsabile della bocciatura il “debito 2017, del precedente governo”, ma sottolinea come l’esecutivo sia ancora convinto “della nostra manovra, che abbiamo ben meditato e impostato. Siamo convinti della solidità del nostro impianto di politica economica e quindi sarò ben disponibile a valutare con lui i passaggi successivi. Siamo tutti concentrati a realizzare le riforme che vanno bene al nostro Paese e confido di poter convincere anche i nostri interlocutori europei che questa è la strada migliore per noi e anche per l’Europa”.
Ecco i rischi che corre l’Italia
La Commissione europea ha ribadito la violazione, da parte dell’Italia, della regola del debito, il primo passo formale verso l’apertura della procedura per deficit eccessivo legata al debito, mai utilizzata prima nei confronti di un Paese dell’Eurozona. Tale procedura, se l’italia nel frattempo non riuscisse a riallineare i conti pubblici ai vincoli europei, potrebbe scattare già nella primavera del 2019, dopo che la Commissione avrà riesaminato il rispetto delle regole sulla base dei dati a consuntivo per il 2018. Ma cos’è e in cosa consiste?
Regolata dall’articolo 126 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, la procedura per deficit eccessivo (Edp in gergo) scatta ogni volta che viene ravvisata una violazione del criterio del deficit (rapporto deficit/Pil al massimo al 3%), oppure del criterio del debito pubblico, che deve ammontare al massimo al 60% del Pil. Nel caso dell’Italia, mentre è stato rispettato il primo parametro (la manovra prevede il 2,4% di deficit/Pil nel 2019) il secondo criterio, quello del debito, è stato violato in quanto il debito pubblico italiano supera il 130% del Pil.
Una volta ravvisata la violazione, la procedura d’infrazione Ue prevede una quindicina di passaggi durante i quali il Paese ‘indisciplinato’, entro un determinato periodo e sotto il costante monitoraggio dell’Ue, dovrebbe correggere lo squilibrio di finanza pubblica e riportarlo in linea con i requisiti europei del deficit e del debito. Pena l’applicazione di alcune sanzioni. Dal deposito di una somma pari allo 0,2% del Pil alla sospensione di alcuni o di tutti i fondi europei strutturali e di investimento, fino all’imposizione di una multa con importo massimo pari allo 0,5% del Pil.