Intervista a Guido D’Amico sull’economia e il turismo in Ciociaria

 

Intervistatore: Allora D’Amico, siamo alla vigilia di un autunno caldissimo. Da che ho memoria non mi ricordo un autunno “fresco” sul piano economico.

D’Amico: Le Manovre economiche implicano delle scelte e le risorse non ci sono per fare tutto. Ma questo non può e non deve rappresentare il solito alibi per declinare le priorità in modo sbagliato. Le priorità sono semplici: sostegno alle imprese (soprattutto quelle piccole e medie) e alle famiglie.

Intervistatore: In Ciociaria sono stati convocati gli Stati Generali per fine settembre. Lei che posizione ha?

D’Amico: Della necessità di una convocazione degli Stati Generali per una riflessione seria sull’economia della Ciociaria fummo i primi a parlare tre anni fa. Il tema della desertificazione industriale è di strettissima attualità, considerando che diverse aziende hanno preferito andare via dalla Ciociaria, portando altrove investimenti e posti di lavoro. Alcune risposte non arrivano: penso alla bonifica della Valle del Sacco, penso alla riperimetrazione del SIN, penso alle infrastrutture. Ma penso anche ad una situazione sulla quale inspiegabilmente si fermano in pochissimi: se in aree vicine alla Ciociaria sono previsti sgravi e incentivi per chi investe, è evidente che questo territorio non può essere competitivo. Una situazione che Confimprese ha segnalato più volte, ma sarebbe necessario “fare squadra” sul serio.

Intervistatore: Presidente D’Amico, lei si sofferma sempre molto sul turismo. Perché?

D’Amico: Non mi stancherò mai di ripetere che per un territorio come quello ciociaro il turismo vale oro. Pure in questo caso occorrono azioni sinergiche e mirate.

Intervistatore: Cosa si intende per turismo sostenibile?

D’Amico: Il turismo è un fenomeno sociale, culturale ed economico che comporta il movimento di persone verso Paesi e luoghi al di fuori del loro ambiente abituale. Per motivi diversi: viaggi, lavoro, professioni. Il punto è che il turismo può generare “prodotto interno lordo” per un territorio. A causa della pandemia, il 2020 ha riportato il turismo ai livelli di 30 anni fa, ma ora ci sono segnali di contro tendenza che vanno colti e rafforzati. Tuttavia, la crisi climatica è un problema. La scienza dice che dobbiamo dimezzare le emissioni entro il 2030. È fondamentale consentire a tutti i settori turistici di riconoscere le proprie responsabilità e di sviluppare piani di azione appropriati per il clima, riducendo soprattutto le emissioni di anidride carbonica.

Intervistatore: Su cosa bisogna puntare per un turismo sostenibile?

D’Amico: Bisogna puntare sulla capacità di innovazione, sul capitale umano, sugli investimenti, sull’empowerment dei giovani e delle donne, e sulle politiche climatiche. La sfida della ripresa in un’ottica sostenibile sarà possibile ampliando il contesto di azione, accelerando la trasformazione delle piccole e medie imprese e delle comunità. L’offerta ecoturistica deve diversificarsi, il marketing deve promuovere i territori locali e collaborare con i privati e le comunità. Inoltre, sono necessarie politiche di sensibilizzazione verso i processi di certificazione.

Intervistatore: Quali iniziative bisogna intraprendere?

D’Amico: Abbiamo già un progetto che riguarda le province di Frosinone e di Latina, con esperti di tematiche ambientali e un tavolo per la promozione dei prodotti locali in un’ottica ecosostenibile. Servono azioni di marketing e di promozione del territorio che coinvolgano i privati. Il turismo è l’architrave del rilancio, ma deve essere ecosostenibile. La sfida va vinta attraverso l’innovazione, l’ecosostenibilità e la collaborazione con le comunità locali.

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