ROTTAMAZIONE QUATER: almeno il 55% delle imprese che hanno fatto richiesta non aderiranno. Il Giubileo Fiscale per salvare la coesione sociale del Paese

Secondo una stima del centro studi di Confimprese Italia saranno il 55% le aziende che non aderiranno alla rottamazione quater tra quelle che hanno presentato la domanda, il dato supera il 60% se riferito alle micro e piccole imprese.

Questo dato è molto preoccupante perché rappresenta la cartina tornasole della mancanza di liquidità delle imprese vessate dal restringimento della politica monetaria che ha investito gran parte del globo, e che in Italia è ancor più marcato che in altri paesi, sia dalla politica tributaria che non tiene conto della crisi di liquidità delle imprese.

Le nostre imprese soffrono già da tre anni consecutivi il peso di una pandemia mal gestita e di una potente crisi indotta successivamente dalla guerra e dai principali effetti di essa: inflazione alle stelle, aumento dei prezzi vertiginoso e potere di acquisto sempre più ridotto.

Allo scadere della prima rata della rottamazione almeno il 55% di chi ha presentato domanda non riuscirà ad onorare le prime due rate che, come è noto valgono il 20% del debito da rottamare da pagare nel giro di 30 giorni ed evidente che, nei casi di debiti più elevati, sono rate pesantissime per aziende che di per sé sono già indebitate.

Molti imprenditori, cittadini e professionisti schiacciati dal caro vita e da una tassazione sempre più vessatoria hanno difficoltà non solo a far quadrare i conti delle attività ma anche a gestire quelli delle proprie famiglie.

In questo contesto così impegnativo l’agenzia delle entrate e la riscossione unitamente agli enti locali, per i tributi locali, stanno inviando in questi giorni milioni di comunicazioni, cartelle e intimazioni a pagare, pena il fermo degli autoveicoli, il sequestro dei soldi su conti correnti con relativo blocco degli stessi e i pignoramenti presso terzi che di fatto,  rischiano di bloccare una parte consistenza dell’economia nazionale in particolar modo quella parte di economia maggioritaria che riguarda le medie, le piccole e le micro imprese.

Il rapporto di fiducia tra imprese e Politica è oramai ai minimi termini con una costante perdita di fiducia verso la politica e gli apparati governativi che, invece di comprendere uomini e imprese in un momento così drammatico partono all’attacco nel peggiore dei modi.

Come al solito a farla franca sarà chi non ha nulla da perdere e si comporta abitualmente da evasore seriale.

Chi invece ha sempre pagato e ora si ritrova nel pieno di una pesante crisi non solo viene escluso dal circuito del credito ma viene pure demolito da un fisco bizantino, burocratico e senza scrupoli.

Quei pochi imprenditori e cittadini che hanno ottenuto finanziamenti per pagare le rottamazioni sposteranno il baricentro del debito dal fisco alle banche.

È necessario un nuovo patto sociale – insiste il Presidente di Confimprese Italia- che affronti il gravissimo stato di disagio economico e finanziario patito dalla gran parte delle piccole e micro imprese e dai cittadini, w che eviti la sempre più reale possibilità di un cedimento della coesione sociale nazionale.

Quando parliamo di Giubileo Fiscale non pensiamo ad un regalo agli evasori professionisti che fin dalla nascita delle proprie imprese hanno programmato il default ed il non pagamento di tasse ed imposte, ma abbiamo ragionato sull’ipotesi di importanti abbattimenti del debito complessivo  per consentire alle imprese di ripartire, di salvare uomini e imprese dal crollo, per ridare fiducia  allo stesso sistema impresa ma anche evitare che molte di queste persone vadano nelle migliori delle ipotesi verso i servizi sociali e nelle peggiori delle ipotesi verso forme di lavori  fuori legge o addirittura verso la criminalità laddove questi fenomeni sono più marcati.

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